Belo zlato krilatega leva (L’oro bianco di Leone Aleato)
Razvoj severnojadranskih solin v obdobju Beneške republike (Sviluppo delle saline dell'Adriatico settentrionale durante la Repubblica di Venezia)
dr. Flavio Bonin
Il libro “Belo zlato krilatega leva. Razvoj severnojadranskih solin v obdobju Beneške republike (L’oro bianco di Leone Aleato. Sviluppo delle saline dell'Adriatico settentrionale durante la Repubblica di Venezia)” si basa sulla tesi di dottorato di ricerca di Flavio Bonin ed è stato pubblicato dal Museo del mare di Pirano.
Lo scopo di questo lavoro è presentare lo sviluppo delle saline dell'Adriatico settentrionale durante la Repubblica di Venezia, con un accento sulle saline di Pirano. Descrive in dettaglio il sistema di estrazione del sale, manutenzione e costruzione di saline, produzione e stoccaggio del sale.
In passato il sale era una materia molto importante poiché era il conservante principale per la preparazione e la conservazione del cibi (carne, pesce, verdure, formaggi, ecc.) ed era utilizzato anche nell’allevamento del bestiame, in medicina, nella lavorazione delle pelli, del vetro ecc. Il sale veniva estratto da ovunque fosse possibile: dalle miniere, dai laghi salati, dalle sorgenti e dal mare. Nel Mediterraneo esistono due modi tradizionali di estrazione del sale dall’acqua di mare, essi dipendono dalle condizioni geografiche e climatiche. Nelle zone in cui vi e poca pioggia (Nord Africa, Grecia, Sud della penisola appenninica, Sicilia Sardegna), il sale veniva raccolto da una a tre volte all’anno (ad es. a Trapani), nella zona dell’Adriatico centrale e settentrionale, dove il numero di giorni di pioggia è in , media molto più alto, invece, il sale veniva raccolto ogni giorno o almeno ogni due o tre giorni. I due modi differiscono anche per metodo e intensità di lavoro, il che incide sui costi di produzione e sul numero di lavoratori necessari.
In Europa i governi locali e centrali controllavano la produzione e il commercio del sale e si garantivano in questo modo una costante fonte di reddito. Dall’XI secolo in poi, il fabbisogno di sale cresceva proporzionalmente con l’aumento della popolazione. L’aumento della domanda è durato fino alla metà del XIV secolo, quando le ripetute epidemie di peste hanno decimato la popolazione. Una grande crisi nel commercio del sale si è verificata anche nel XV secolo durante la Guerra dei Trent’anni. Mentre fino alla fine del XVIII secolo quasi il 90% di tutto in sale prodotto era destinato ad uso alimentare, fine dei XIX secolo, tale quota è scesa ad un valore compresso tra il 10 e il 20%. Oggi meno del 5% del sale prodotto è consumato come alimento, tutto il resto a scopo industriale e agricolo.
Nell’Alto medioevo la Repubblica di Venezia dovette la sua fortuna alla pesca e alla produzione del sale, il commercio marittimo e le altre attività, infatti, hanno avuto maggiore importanza appena più tardi. A causa dell’attività lagunare e delle difficoltà di manutenzione, i veneziani hanno presto abbandonato le saline vicino a Venezia e Chioggia, che nel loro momento di maggiore sviluppo comprendevano circa 2500 ettari. Il sale veniva cosi importato dalle saline di Mediterraneo (Baleari, Sardegna, Nord Africa, Cipro, Sicilia, parte meridionale della penisola appenninica, isole greche) e, dopo l’occupazione dell’Adriatico orientale, sempre più anche dall’Istria, Arbe e dalle saline di Pago. Dal momento che per i veneziani tutte le saline da Pago a Muggia era un’unica zona (con la stessa metodologia di produzione e simile qualità di prodotto), introdussero regole e norme uguali per tutti.
Il libro è scritto in lingua slovena. Riassunto in lingua italiana e inglese
Prezzo: 43,00 €