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Gruden Jolanda

JOLANDA GRUDEN, coniugata Mažer (9. 5. 1930 – 24. 1. 2014)

 


    Dalla biografia che Jolanda Gruden, già sposata Mažer, scrisse il 27 marzo del 1956 veniamo a conoscenza dell’esistenza sino ad allora vissuta da questa ragazza del Litorale, al tempo ventiseienne: sono ricordi molto importanti perché vi sono riportate molte notizie relative alla sua professione di marinaio. Nata il 9 maggio 1930 ad Aurisina da papà Edvard e mamma Ida Bortolotti, in famiglia e poi dai compagni di scuola e dagli amici fu sempre chiamata “Joli”. Il compagno di scuola Jordan Zahar la chiamava invece “Jola Grudnova”; per qualcuno sulla nave era “marinaio Jole”(mornar Jole), nomignolo in seguito usato anche dai giornalisti. 

 


    In famiglia erano nate tre sorelle: Jolanda (Joli), Teodora (Dori) e Maria Luisa (Mariucci). Vivevano ad Aurisina, al numero civico 182. Dopo aver frequentato le cinque classi della scuola elementare italiana, dapprima ad Aurisina sino al 1941 e poi due anni del ginnasio italiano a Trieste, alla capitolazione dell’Italia abbandonò gli studi per proseguirli appena dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1946. Negli anni 1944 e 1945 collaborò con la resistenza e con il movimento di liberazione nazionale e fu informatrice del centro di intelligence del IX Corpo. Nel 1944 entrò nell’organizzazione giovanile e vi collaborò attivamente. Nel 1946 fu accolta nella Lega della gioventù comunista della Jugoslavia (SKOJ) e si iscrisse al ginnasio sloveno di Postumia, dove ultimò tre classi, sostenne l’esame della “piccola matura” e successivamente terminò anche la quinta ginnasio, tutto in tempi molto rapidi, sino all’autunno del 1947. Era una ragazza alta, snella, simpatica, bruna, dal carattere vivace, che affrontava tutte le sfide e le prove possibili e in quegli anni non aveva paura di niente. 

 


    Nell’ottobre del 1947 si iscrisse all’Accademia marittima mercantile slovena di Giusterna presso Capodistria e sostenne l’esame differenziale per passare al secondo anno. Guardava il mare da casa e nonostante non provenisse da una famiglia di marittimi, come diceva lei stessa, si trovò in mare “così, quasi per caso” e sebbene questo mondo non l’attraesse particolarmente “ la vita l’ha condotta, lentamente e imprevedibilmente su questa strada”. Suo padre non era molto felice della sua scelta, tanto meno dopo l’imbarco. Quando si sposò, anche se con un marittimo, per lui quella fu la decisione più sensata che la figlia avesse preso sino ad allora. 

 


    Nell’agosto del 1948, durante le vacanze scolastiche, lavorò sulla nave “Vida” della società “Agmarit” di Pirano e fu accolta nel PCJ. In quello stesso anno, assieme ai compagni di scuola e ad alcuni giovani e lavoratori triestini, intervenne ad un saggio ginnico a Praga. Nella primavera del 1948 partecipò alla “staffetta di Tito” e il 22 giugno del 1950 sostenne l’esame di maturità. Jolanda prese parte per due volte alle attività giovanili di lavoro: nel 1948, durante le vacanze scolastiche, fu per tre mesi con le brigate giovanili sul tratto ferroviario Šamac – Sarajevo mentre dopo la maturità partecipò a un’azione giovanile slovena a Nova Gorica. 

 


    In conformità con gli altri impegni scolastici, prese parte a due viaggi di studio con la nave “Viševica” e con la “Jadran”, riportando le impressioni relative al suo primo viaggio per mare in un quaderno, intitolato “Diario di bordo di Gruden Jolanda”  (Ladijski dnevnik Gruden Jolande). Gli studenti delle prime due generazioni dell’Accademia marittima mercantile slovena acquisivano i primi rudimenti nautici nel corso delle crociere di studio lungo l’Adriatico, ma questa pratica non poteva essere paragonata al lavoro e alla vita sulle navi transoceaniche, sulle quali, conclusi gli studi, si sarebbero imbarcati per svolgervi il tirocinio da cadetti. Per questo motivo la scuola collaborava con l’agenzia marittima “Agmarit” e con la società armatoriale “Jugolinija” di Fiume: sulle navi della prima si mandavano gli studenti che avevano la cittadinanza del TLT, quelli provenienti delle altre località della Slovenia con cittadinanza jugoslava si imbarcavano sulle navi della fiumana “Jugolinija”. Vigeva un accordo per cui nelle assunzioni le società dovevano dare la precedenza ai marittimi di nazionalità slovena che avevano completato gli studi presso la scuola nautica di Pirano. 

 


    Dopo aver sostenuto l’esame di maturità e aver partecipato per due mesi alle azioni delle brigate giovanili di lavoro nell’edificazione di Nova Gorica, Jolanda si trovò un impiego. Il 6 ottobre del 1950 firmò un contratto annuale come cadetto – tirocinante per il grado di tenente di lungo corso con la società fiumana “Jugoslavenska linijska plovidba” e si imbarcò sulla “Hrvatska”, che navigava sulla rotta per l’America settentrionale e qui, assieme a Sava, partecipò alle operazioni di carico del primo aiuto americano che questa nave trasportò in Jugoslavia. Lasciato  questo bastimento nel 1951, si imbarcò sulla “Bosna”, dove rimase per nove mesi. Nel maggio del 1952 si prese un meritato periodo di ferie e poi, da agosto a dicembre del 1952, lavorò sulla “Titograd”. Nel corso del suo servizio in mare attraversò per due volte l’Atlantico e visitò gran parte dei porti europei, mediterranei e nordamericani. 

 


    Portato a termine il tirocinio sulle tre navi e soddisfatte le condizioni per poter accedere alla professione di tenente di lungo corso, nel febbraio del 1953 si recò a Cattaro per affrontare l’esame e lo superò con lode. Assieme a lei sostennero l’esame pure i suoi ex compagni di scuola a Pirano, Andrej Spetič e Milan Mahnič, che alla scrupolosa Jole affidarono anche la cura delle proprie finanze “affinché non sperperassero tutto…”. Dal 4 dicembre 1952 al 31 marzo 1953 Jolanda si prese un periodo di ferie non pagate e poi il 25.5.1953, su sua richiesta, terminò il rapporto di lavoro con la fiumana “Jugolinija”. 

 


    Siccome già agli inizi del 1953 le donne non potevano più accedere agli ingaggi sulle navi, Jolanda fece ritorno ad Aurisina. Come ha raccontato lei stessa al giornalista Aleks Vojnović, a rallegrarsi maggiormente di questa nuova situazione fu suo padre, che mai si era rassegnato del tutto alla scelta della figlia e mai era riuscito a comprendere perché fosse così immensamente attratta dal mare e dalle navi. Infatti, fino a Jolanda, i Gruden non erano stati una famiglia di marittimi e quindi in casa  non avrebbe potuto assimilare tradizioni e legami con il mare. Come ebbe a dire in seguito, i percorsi della vita l’avevano portata sul mare, sebbene, al pari di Sava, avesse addirittura desiderato fare il pilota d’aereo.    

 


    Nel marzo del 1953 si impiegò presso l’Agenzia marittima Mediterranea di Trieste, che fungeva da agenzia generale per la “Jadranska slobodna plovidba” con sede a Fiume e in seguito anche per la “Splošna plovba Koper”, fondata nel 1954 a Capodistria, e la “Kvarner” di Umago. Joli lavorò presso l’agenzia sino al 15 gennaio del 1956. Lasciato il servizio, il 20 febbraio del 1956 si unì in matrimonio ad Aurisina con il capitano di lungo corso Srečko Mažer, un affascinante marittimo di Costrena, che aveva conosciuto quando era imbarcata sulla “Titograd”. Navigarono assieme per un solo mese, dal 4 agosto del 1952, giorno dell’imbarco di Jolanda, fino allo sbarco di Srečko, avvenuto il 13 settembre, ma questo mese si trasformò in un legame per la vita. 

 


    Per alcuni anni dopo il matrimonio Joli visse con le figlie piccole a Costrena, presso la suocera, fino a che la famiglia non si trasferì nella casa che insieme al marito Jolanda si costruì a Fiume. Secondo le parole della mamma, furono le figlie che le fecero ignorare qualsiasi pensiero su un suo possibile ritorno in mare. Il “marinaio Jole” divenne la moglie di un marittimo e da allora “sorresse tutti e quattro gli angoli della casa”. Si occupò dell’educazione delle figlie e di tutto il resto durante l’assenza del marito, sino al suo collocamento a riposo nel 1978 ma anche in seguito (infatti, anche dopo il pensionamento Srečko Mažer lavorò su navi straniere). Jolanda si abituò alla vita sulla terraferma e come le altre mogli di marittimi seguì regolarmente lo spostamento delle navi tramite i giornali, le riviste e la radio, attendendo con pazienza il portalettere. Si differenziava dalle altre mogli soltanto perché lei sapeva con precisione quello che faceva il marito sulla nave, come trascorreva le sue giornate a bordo e durante le soste nei porti. Quando le figlie erano oramai grandi e frequentavano già il ginnasio, tornò in mare ancora diverse volte, ma solo come passeggera e consorte del comandante della nave. A volte a questi viaggi parteciparono anche entrambe le figlie. 

 


    Jolanda fu legata al mare per tutta la vita, dapprima come studente della scuola nautica, poi come marinaio in servizio attivo e infine come moglie di un marittimo, capitano di lungo corso e comandante di nave. Alle figlie parlava spesso della sua famiglia d’origine di Aurisina e dei suoi antenati, della sua vita in gioventù e dell’esperienza alquanto particolare in marina. Mantenne sempre un legame molto forte con la famiglia - popolarmente “pri Klopovih” - nella natia Aurisina, dove andava  di frequente anche con le ragazze durante le vacanze estive e le feste, anche se ora doveva attraversare un rigido confine di stato. Con le figlie parlò sempre nel suo dialetto natio di Aurisina, località con cui rimase sempre in contatto, orgogliosa di essere una “Slovena d’oltreconfine” (zamejska Slovenka).

 


    Nonostante si fosse completamente dedicata alla famiglia dopo il matrimonio, Joli non interruppe i rapporti con i suoi compagni di scuola dell’Accademia marittima mercantile, partecipando agli incontri per gli anniversari della maturità e a tutte le altre manifestazioni nel corso delle quali poteva rispolverare i ricordi di un periodo che aveva segnato la sua vita. 

 

Nadja Terčon

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