Quest'allegra Giornata della Cultura con ispirazione marittima e archeologica al Museo del mare di Pirano
In occasione dell'Allegra Giornata della Cultura, i visitatori hanno potuto visitare gratuitamente il Museo del mare e le sue sezioni di Casa Tartini e Monfort, e hanno avuto anche l'opportunità di partecipare a due interessanti laboratori: il laboratorio di kamishibai "Una vittoria per due" presso il Museo del mare di Pirano e un laboratorio di tessitura a Monfort, Portorose. Sebbene i laboratori non abbiano registrato un'affluenza elevata, hanno offerto ai presenti un'esperienza preziosa, quasi intima.
Al Museo del mare di Pirano, i partecipanti sono stati dapprima salutati dalla curatrice Snježana Karinja la quale ha sottolineato che il racconto contemporaneo "Una vittoria per due", che stavano per ascoltare, è nato come programma di accompagnamento per la mostra inter-museale "Il patrimonio e il potere dei miti". L'evento si è tenuto già per la quinta volta. La curatrice ha presentato i reperti archeologici museali legati alla storia e ai miti delle dee Nike e Vittoria. Su un piccolo palco kamishibai, tipico della narrazione giapponese per immagini, i visitatori hanno ascoltato Špela Pahor. Con le sue illustrazioni originali e colorate e la narrazione convincente, ha fatto rivivere la storia di vela e amicizia, concepita e annotata da Snježana Karinja per la mostra "Il patrimonio e il potere dei miti". L'evento ha avvicinato i visitatori al fascino del kamishibai e al potere della narrazione per immagini.
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Špela Pahor ha svelato ai partecipanti anche qualche dettaglio in più sull'origine e lo sviluppo del kamishibai. Kami significa carta e shibai significa teatro. In passato, i monaci buddisti spiegavano gli insegnamenti religiosi con l'aiuto di immagini, proprio come gli affreschi sulle pareti delle chiese avvicinavano i racconti biblici alla gente comune. La forma odierna di kamishibai si sviluppò prima della Seconda guerra mondiale, quando a Tokyo c'erano diverse migliaia di artisti kamishibai. Andavano in bicicletta per le strade o i parchi, dove i bambini li attendevano con impazienza. Prima di raccontare le loro storie, annunciavano l'inizio dello spettacolo battendo dei bastoncini di legno e per i giovani ascoltatori nei vani delle loro biciclette tenevano anche dei dolciumi. Il kamishibai era così popolare che in seguito i giapponesi chiamarono la televisione kamishibai elettrico.
Dopo la Seconda guerra mondiale, questa tradizione giapponese si diffuse in tutto il mondo. Fu portata in Slovenia circa un decennio fa dall'etnomusicologo Igor Cvetko e dalla drammaturga Jelena Sitar Cvetko, entrambi affermati burattinai. Il kamishibai conquistò rapidamente molti appassionati nel nostro Paese trasformandosi in un movimento vero e proprio. Fu fondata la Società slovena di kamishibai e in tutto il Paese vennero organizzati festival nazionali e internazionali e numerosi eventi minori.
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Špela Pahor ha incontrato per la prima volta il kamishibai ad un festival presso il Carrè degli Ebrei a Pirano, rimanendone così affascinata da candidarsi per il festival dell'anno successivo. Qualche anno dopo, fu premiata per il suo approccio originale alla tradizione popolare slovena e ricevette il Kamishibai d'Oro ai festival di Štanjel. Per raccontare un kamishibai, c'è bisogno di un piccolo palcoscenico di legno (il butaj), di illustrazioni e di una bella storia. Gli autori spesso scelgono storie che colpiscono: storie tristi, tenere, divertenti o d'amore. Sono particolarmente apprezzati i racconti popolari poiché consentono un'interpretazione creativa e facilmente si adattano a diversi pubblici. Il butaj di Špela Pahor è stato fabbricato e dipinto da un vicino, le misure e le istruzioni sono state trovate online. Per i primi esperimenti, il butaj può essere realizzato anche semplicemente in cartone. Servono anche carta, pastelli, pennelli e naturalmente una storia da far vivere visivamente e narrativamente.
In Slovenia, il kamishibai d'autore è una pratica consolidata, in cui il narratore stesso illustra la storia e spesso ne è anche l'autore. Tuttavia, il kamishibai non viene utilizzato solo per la narrazione ma anche nell'interpretazione di poesie e poemi, nelle scuole come strumento didattico in varie materie, in terapia, nel lavoro con persone con bisogni speciali e negli ospedali, dove aiuta i bambini in cure a lungo termine.
Nel centro espositivo Monfort, i visitatori hanno potuto visitare le collezioni permanenti sulla costruzione navale, gli sport acquatici e il sale e partecipare a un laboratorio di tessitura con le cartine di Maruša Bizjak.
In primo luogo, hanno imparato qualcosa sulla tecnica stessa e sulla sua storia. Si tratta di una tecnica che richiede due punti, tra i quali si tendono i fili e le schede perforate, con l'aiuto dei quali si crea il motivo. Questo tipo di tessitura risale all'età del bronzo ed è stato utilizzato per lunghi periodi, fino ai tempi moderni, per tessere robuste strisce decorative che servivano principalmente come bordi di abiti, bordure o cinture. Nel corso della storia questa tecnica è stata utilizzata in tutta l'Eurasia e il Nord Africa ed è oggi è diffusa in modo amatoriale in tutto il mondo.
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I visitatori hanno appreso che tra i reperti di nastri più antichi e numerosi figurano quelli dell'età del bronzo e del ferro provenienti dalla miniera di sale di Hallstatt (Austria), che si sono conservati grazie al sale e che nuove ricerche archeologiche continuano a scoprire. Ancora più vicino a noi, prodotti di questo tipo sono stati scoperti in siti dell'età del ferro nell'Italia settentrionale. In un interessante ritrovamento del IX secolo in Norvegia (Oseberg), semplici telai con ben 52 cartine e fili, sono stati rinvenuti in una ricca sepoltura di due donne su una nave. Anche a Capodistria, scavi archeologici hanno dato alla luce una cartina per tessitura in osso. È stata datata al periodo tra il V e il VII secolo ed è esposta al Museo Regionale di Capodistria.
Dopo la presentazione introduttiva, i visitatori hanno assistito a una dimostrazione di tessitura di una cintura con motivo geometrico dell'Età del Ferro raffigurante un meandro, che allude alle onde e che compare, tra le altre cose, sulla ceramica istrica. Il motivo si adatta perfettamente alla tessitura con la tecnica presentata, come se fosse stato creato appositamente con o per questa tecnica. I visitatori hanno potuto apprendere i metodi base per la creazione dei motivi e anche come in questo tipo di tessitura possano essere utili le girelle da pesca.
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In seguito, hanno iniziato a tessere in autonomia con i kit già pronti e con motivi unici, che sono rimasti nascosti finché non sono hanno incominciato ad emergere le prime linee. Sono stati così realizzati braccialetti o indici di libri, alcuni per sé, altri come regali per i propri cari. Alcuni partecipanti hanno mostrato grande spirito di esplorazione, altri maggior senso per la pianificazione, il ritmo e i dettagli, altri ancora maggior senso per la bellezza e l'armonia. Ognuno ha affrontato la cosa a modo suo e al suo ritmo, e insieme abbiamo scoperto gli effetti calmanti e allo stesso tempo stimolanti della tessitura e le leggi della tecnica stessa, giungendo a interessanti conclusioni.
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