Cappotto da donna - "suknja" di Tona Gorela di San Pietro dell'Amata
Nel lascito di Tona (Antonija) Gorela (2 aprile 1874 - 27 dicembre 1966), l'ultima proprietaria dell'odierna Casa di Tona nella quale oggi si trova una raccolta etnologica, si trova anche un cappotto invernale marrone chiamato »suknja« , fatto di stoffa domestica grezza. La proprietaria lo ha venduto al Museo nel 1963. Il cappotto era parte del tipico costume contadino istriano del XIX e della prima metà del XX secolo. Era usato principalmente come indumento festivo dagli abitanti più benestanti dei villaggi. Tona, che secondo fonti orali era una delle donne più ricche del paese, lo prestava saltuariamente alle ragazze per sposarsi. Fu una delle ultime donne del villaggio a portare il costume. Lo indossava per le occasioni speciali ancora negli anni '50 e nei primi anni '60 del XX secolo.
Il cappotto è plissettato davanti e dietro e simile a un kamižot (un abito lungo, finemente plissettato e senza maniche tagliato sul davanti). Le maniche e lo scollo sono decorati con un motivo broccato e ricami. Anche il retro è decorato con ricami. Il cappotto presenta un bordo rosso sul fondo.
Nel 2012, nell'ambito del progetto europeo Open Museums, il cappotto è stato restaurato dalla restauratrice e conservatrice Ana Resnik. Prima del lungo intervento di restauro, il cappotto era visibilmente danneggiato dagli insetti su tutta la superficie. I resti di bozzoli di tignola dei panni erano presenti ovunque. Il tessuto di seta sul colletto era strappato e i fili d'oro sul tessuto di broccato lungo il bordo della manica erano allentati. Dopo aver ispezionato il materiale, la restauratrice ha rimosso lo sporco superficiale con lavaggio a secco e mediante lavaggio e stiratura ha preparato il tessuto per il rivestimento. Con tessuti appropriati ha foderato la parte in lana e in seta del cappotto, successivamente ha, invece, stabilizzato le parti danneggiate con precise cuciture a mano.
Bogdana Marinac