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Pillole di Estremo oriente: Oggetti dell'Asia orientale nelle collezioni dei marittimi

 

Pomorski muzej-Museo del mare "Sergej Mašera" Piran-Pirano

17. 6. 2023 - 31. 3. 2024

 

 

La casa di tanti marinai, in particolare degli ufficiali, si distingueva dalle case altrui già in passato. Gli oggetti provenienti da paesi stranieri, extraeuropei, portati dai viaggi ed esposti in luoghi visibili negli spazi abitativi, diedero un’impronta speciale. I marinai erano tra i pochi nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX secolo ad avere l'opportunità di viaggiare verso altri continenti. Da lì, portavano vari oggetti per sé stessi o per regalarli agli altri. Alcuni li vendevano addirittura. Nel nuovo ambiente gli oggetti continuavano a servire allo scopo primario, alcuni, inoltre, acquisivano nuove funzioni, specialmente quella decorativa. Per i marittimi e per i loro parenti il più importante era il loro valore commemorativo.  Gli oggetti raccontavano i viaggi dei marinai e i loro incontri con le terre straniere e al contempo rappresentavano il luogo d’origine e la cultura della popolazione locale. In questo modo contribuirono alla diffusione della conoscenza di culture straniere. 

 

I marittimi della marina austriaca e austro-ungarica, in particolare quella militare, in cui fino alla fine della prima guerra mondiale prestarono servizio i marittimi dell'area etnica slovena, portarono la maggior parte degli oggetti dai loro viaggi transoceanici dall'Asia orientale. Questi oggetti erano molto apprezzati e richiesti nell’area europea non solo per la loro qualità e il valore estetico, ma anche perché provenivano da luoghi, tra i più lontani dai nostri, e le culture degli abitanti era molto diverse e poco conosciute. Poiché la Monarchia asburgica non era una potenza coloniale, le sue navi iniziarono a navigare con maggiore frequenza verso l’Asia orientale solamente dopo l’inaugurazione del Canale di Suez nel 1869. Per questo motivo, gli oggetti dell’Asia orientale nelle collezioni dei marittimi provengono principalmente da questo periodo. Le collezioni dei marittimi, con l’eccezione della collezione dell’ufficiale di sostentamento della marina militare austro-ungarica Ivan Skušek, che progettò la costruzione di un museo di arte asiatica. Ciononostante esse sono altrettanto importanti per comprendere le relazioni interculturali e il ruolo degli oggetti nella diffusione della conoscenza dell’Asia orientale nella nostra area.  Sebbene alcuni oggetti fossero già adattati all’uso e ai gusti europei, a causa della loro diffusione erano i rappresentanti delle culture dell’Asia orientale più comuni nel nostro paese. 
Tra gli oggetti, conservati fino ad oggi dai parenti dei marittimi o dai musei, ci sono perlopiù cartoline e fotografie. Tra i marittimi erano popolari anche oggetti in porcellana. I ricami in seta, oggetti laccati (in legno), quadri, statuette, parti di armi dei samurai giapponesi, ventagli e vari altri piccoli oggetti utili, venivano, invece, comprati di rado. Alcuni ufficiali portarono anche mobili. 

 

La mostra presenta le storie di vita degli oggetti e le loro narrazioni a due livelli: la realizzazione, l'uso e il valore nell'ambiente d'origine, e l'uso e il valore nel nuovo ambiente, con i marittimi e i loro parenti. 
La mostra comprende, oltre agli oggetti dalle collezioni dei marittimi della Monarchia asburgica, anche alcuni oggetti dei marittimi del Regno di Jugoslavia e del Regno d'Italia. Il contenuto della mostra si conclude con la fondazione della Splošna plovba, la prima azienda di navigazione slovena, nel 1954 nell'ambito della Jugoslavia socialista, e i suoi primi collegamenti con l'Asia orientale. Con essa e con l'istituzione della scuola marittima e successivamente del porto di Capodistria sulla costa slovena si aprirono le porte a viaggi sempre più frequenti dei marinai sloveni in Asia orientale.

 

Il museo del mare "Sergej Mašera" di Pirano ha organizzato la mostra in collaborazione con il Dipartimento di Studi Asiatici della Facoltà di Lettere dell'Università di Lubiana e il Centro di Ricerca Scientifico di Capodistria nell’ambito del progetto "Oggetti Abbandonati: Trattamento degli Oggetti dell'Asia Orientale al di fuori delle Pratiche Organizzate di Raccolta nel Contesto Sloveno" (J6-3133). Oltre alla curatrice della mostra, Bogdana Marinac, hanno contribuito ai testi della mostra anche Tina Berdajs, Klara Hrvatin, Chikako Shigemori Bučar, Nataša Vampelj Suhadolnik, Maja Veselič e Nataša Visočnik Gerželj del Dipartimento di Studi Asiatici della Facoltà di Lettere dell'Università di Lubiana e Helena Motoh del Centro di Ricerca Scientifico di Capodistria.

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