Salta al contenuto

Strani suoni a Costantinopoli

Dai ricordi di Anton Lipovž, sottufficiale della marina austro-ungarica (Batuje pri Ajdovščina 1892 – Lubiana 1970)

 

Nel novembre del 1912 a causa delle guerre balcaniche, Anton Lipovž dovette interrompere gli studi presso la scuola di artiglieria di Pola. Fu assegnato all'incrociatore torpediniere Aspern, con il quale salpò per Costantinopoli. Oltre alla flotta austro-ungarica per Costantinopoli partirono anche navi di altri paesi europei che volevano proteggere i loro cittadini. A Costantinopoli, come scrive Anton Lipovž, la tensione cresceva di giorno in giorno. L'equipaggio sentiva il rombo dei cannoni mentre le truppe serbo-bulgare avanzavano verso la città. Parte dell'equipaggio, compreso Anton, fu mandata a terra dove Anton badava al liceo austro-ungarico.
 

"Il fronte era già molto vicino a Costantinopoli, tanto che di notte si sentivano le urla della carica. La città era piena di feriti. Una notte ero in servizio dalle 4 alle 6. Quando il vicecaporale mi portò al posto di guardia, mi ripeté cosa fare se avessi sentito delle grida sospette. Mi era permesso tenere una cartuccia nel fucile, non in canna ma sotto il portacartucce, in modo da dover ripetere il fucile prima di sparare. Ma la cosa non mi piaceva, e quando il vicecaporale se ne andò, tolsi la cartuccia e inserii l'intero caricatore. Poi presi a camminare su e giù.
Ero molto cauto e ogni rumore mi rendeva nervoso. All'improvviso sentii dall'alto un grido simile all'ululato di uno sciacallo. Ah, mi sono detto, deve trattarsi di una chiamata al massacro. E subito tirai fuori il fucile sparando due volte, ma non in aria bensì nella direzione da cui provenivano le urla. Subito accorse una pattuglia del corpo di guardia. Il comandante della guardia mi chiese perché avessi sparato, e io gli risposi. Nel frattempo sopraggiunsero il comandante della nostra compagnia, un ufficiale francese, inglese e uno russo e altri ancora che mi interrogarono sull'accaduto. Poi tutti si misero a ridere; il nostro sottotenente di vascello Budisavljevič mi diede un colpetto sulla spalla dicendo: Oh Kranjec, tu non lo sai, ma era un sacerdote turco che chiamava i fedeli alla preghiera. Gli risposi: "Jawohl" e la questione finì lì".

 

Preparato da: Bogdana Marinac
 

Iscriviti alla newsletter

Rimani aggiornato sulle novità, ecc.
Maggiori informazioni sul trattamento dei dati personali e sui diritti personali.