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Konte Ivan

Ivan Konte (Trieste 1910-Lubiana 2008)

 

Tenente di vascello di 2. ordine dell'aviazione navale, tenente colonnello, professore di germanistica

In Slovenia, Ivan Konte è conosciuto principalmente come docente di inglese presso la Facoltà di Lettere di Lubiana e coautore del libro Modern English grammar, scritto insieme a Dana Blaganje, che è considerato una delle opere fondamentali per gli anglisti sloveni. È meno noto però, che è stato anche ufficiale di aviazione navale della Regia marina militare jugoslava e aviatore della RAF (British Royal Air Force) e dell’Esercito di Popolare di Liberazione Jugoslavo. La sua drammatica storia di vita è segnata da alti e bassi, che riflettono il luogo e il tempo in cui ha vissuto.

 

Ivan Konte nacque nel 1910 a Pola, il luogo di provenienza di sua madre, Katarina Krivičić. Suo padre, originario di Metlika, prestò servizio nella Marina austro-ungarica a Pola. La famiglia, con due figli maschi, visse inizialmente a Trieste. Poiché sua madre era italiana e suo padre sloveno, in casa si parlavano due lingue. Ma poiché il padre credeva che senza la conoscenza del tedesco non avrebbe potuto avere successo nell'Impero austro-ungarico, Ivan frequentò una scuola tedesca a Trieste. Dopo il crollo dell'Austria-Ungheria la famiglia con due figli si trasferì a Lubiana, dove Ivan terminò la Scuola superiore imperial-reale. Voleva studiare tedesco o medicina. Tuttavia, il padre con lo stipendio di impiegato postale non poteva sostenere l'istruzione universitaria di entrambi i figli. Per questo motivo, il più giovane Ivan si iscrisse, su desiderio paterno, all'Accademia navale di Dubrovnik. Nel 1928, su trecento candidati, Ivan fu tra i quaranta che, dopo difficili esami, furono ammessi alla scuola.

 

Dopo aver completato gli studi (1931), si imbarcò sulla nave Kobac come tenente di corvetta, l'anno successivo con molti altri compagni di studio dell'accademia nautica militare, si iscrisse a un corso per ufficiali d'aviazione navale a Divuglie, vicino a Spalato. Tra gli ufficiali d'aviazione navale, circa il 47% erano sloveni. Dopo essersi specializzato come ricognitore aeronautico, Ivan Konte prestò servizio a Kumbor e Divuglie. Nell'ottobre del 1937 tornò sulla nave per un anno intero, questa volta sulla nave di soccorso Spasilac, poi tornò tra gli aviatori di marina a Kumbor come ufficiale da ricognizione. Nel gennaio 1938 fu promosso tenente di vascello di 2° grado, il che gli permise di diventare nello stesso anno ufficiale di classe presso la Scuola di Aviazione Navale di Divuglie. Prima della guerra, fu anche comandante di uno squadrone scolastico. Oltre alla specializzazione in aviazione, si specializzò anche come ufficiale di idro-ricognizione militare.

 

Raccontava, che nonostante la nostalgia di casa, quel periodo rimase per lui un caro ricordo. Amava navigare e volare sopra la Dalmazia. Di solito percorrevano brevi distanze, il più delle volte tra le Bocche di Cattaro e Divuglie. Il suo volo più lungo, dalle Bocche di Cattaro alla Porta d'Otranto, durò sei ore. Come esploratore, pilotò diversi aerei decappottabili. Ricordava gli aerei Do-D e i più moderni Do-H.

 

Nel 1938 sposò Iva Peterlin di Lubiana, che si trasferì con lui a Divuglie. Come lui stesso raccontava, il matrimonio gli rese più facile studiare giurisprudenza, a cui non voleva rinunciare nonostante il servizio militare in marina. Già nel 1931 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza di Lubiana. Tuttavia, studiare parallelamente al lavoro e a distanza era molto difficile. Nel 1938 si trasferì alla Facoltà di Giurisprudenza di Belgrado e prima dell'inizio della guerra completò il primo anno di studi.

 

La Seconda guerra mondiale interruppe lo stile di vita tradizionale. Dopo la Guerra degli 11 giorni, i marinai dovettero tornare a casa. Ivan Konte continuò gli studi di giurisprudenza a Lubiana, lavorando contemporaneamente illegalmente per il Fronte di Liberazione. Quando il 19 marzo 1942 gli occupanti italiani effettuarono un'ampia incursione nella regione di Lubiana, catturando la maggior parte degli ex membri della marina, Ivan Konte fu deportato nel campo di Gonars e poi nel campo di Chiesanova vicino a Padova, dove i prigionieri soffrirono principalmente la fame. Fu rilasciato solo dopo la capitolazione dell'Italia.

 

Il 15 settembre 1943, i prigionieri furono stipati in carri bestiame e scortati dai soldati fino a Zagabria. Siccome furono lasciati senza sorveglianza, Ivan Konte si nascose a Zagabria finché suo fratello Vili, che all'epoca lavorava nella miniera di Raša, andò a prenderlo. Insieme si unirono al Distaccamento partigiano dello Zagorje. Da lì Ivan si recò a piedi fino al villaggio di Dole pri Dragi nei Gorjanci. Lì si stavano radunando marinai e aviatori desiderosi di unirsi all'aviazione partigiana. Viaggiò con loro fino a Lissa, da lì a Savelletra e poi a Carovigno in Italia. Poiché a Carovigno a causa del rischio di attacchi i partigiani non potevano allestire un aeroporto proprio, furono trasferiti ad Abukir con la nave passeggeri Princess Kathleen e da lì in auto a Benina, in Libia. Lì, con l'aiuto e gli aerei britannici, formarono il 1° e il 2° reggimento di aviazione dell’Esercito di liberazione nazionale della Jugoslavia. Konte fu assegnato al 1° Reggimento, che disponeva di aerei spitfire, Secondo il suo racconto, la N. 1 ADU (Number 1 Aircraft Delivery Unit) della RAF, nella quale c’era anche Ivan Konte, trasportava aerei dall'Africa occidentale all'Egitto, da dove altri li trasportavano al fronte. Come esploratore pilotò diversi aerei. Durante il suo ultimo volo nella RAF, come capo navigatore guidò un gruppo di nove aerei tipo ventura all'aeroporto di Maison Blanch.

 

Il 2 ottobre 1944, ai piloti partigiani fu ordinato di lasciare immediatamente la RAF. Da Benina furono trasferiti a Malta, da lì a Bari e poi a Lissa. A Lissa, Konte fu assegnato allo Squadrone di Collegamento del Comando Supremo. Da Lissa, sorvolò più volte Spalato e la Dinara. Mentre, insieme al pilota Miljenko Lipovščak e al mitragliere Najdanović, volavano a bordo di un F-150 da Tičevo, dove si trovava il quartier generale dell'VIII Corpo, portando verso Lissa il generale Vlado Četkovič, sopra il villaggio di Vrdovo, vicino a Segna furono abbattuti da un caccia americano tipo mustang. Il generale Četkovič morì, mentre Ivan Konte e gli altri membri dell'equipaggio rimasero leggermente feriti. A novembre, lo squadrone dovette trasferirsi a Zemun, dove Konte fu inizialmente a capo del dipartimento scolastico del Comando dell'Aeronautica Militare Jugoslava e in seguito a capo del dipartimento di intelligence. Insegnò teoria della navigazione.

 

Durante la sua permanenza a Zemun, la guerra finì. Rimase nell'aeronautica militare e raggiunse il grado di tenente colonnello. Durante questo periodo, scrisse due articoli sulla radiolocalizzazione e sui radar e li inviò a Tito. Fu ricevuto da Tito insieme ad altri dodici generali interessati alle sue raccomandazioni sull'uso del radar. Nel giugno del 1946, in qualità di membro della Commissione Militare Jugoslava ed esperto di marina e aviazione, partecipò alla Conferenza di Pace di Parigi. In seguito, come Capo del Dipartimento di Intelligence del Comando dell'Aeronautica Militare, fu inviato diverse volte all'estero.

 

Ma la sua carriera militare ebbe una brusca fine quando, durante la sua assenza nel 1947, in Jugoslavia vennero pubblicate le risoluzioni della Cominform. Arrestarono suo fratello Vili, che, da formatosi comunista venerando l'Unione Sovietica, si era espresso a favore della stessa. Ivan aspettava che sarebbero venuti a prendere anche lui, e così fu. Poiché difese il fratello, fu accusato di tradimento, espulso dal Partito Comunista e imprigionato. Dopo un mese di isolamento, iniziarono gli interrogatori. Poiché non disse ciò che gli fu chiesto, il Tribunale militare di Belgrado lo accusò di agitazione e propaganda condannandolo a otto anni di carcere duro. Alla fine del 1949 fu trasferito al penitenziario di Stara Gradiška e, il 12 marzo 1951, sull'isola di San Gregorio, ai lavori forzati in una cava di pietra. Raccontava che in carcere, oltre alle torture sistematiche, alla fame e al freddo, erano sottoposti anche al lavaggio del cervello. L'isolamento fu particolarmente duro. Vi trascorse otto mesi e ventitré giorni.

 

Da San Gregorio, Ivan fu trasferito per un breve periodo sull'isola di Ugliano da lì a Bileča. Si offrì volontario come traduttore dal gotico tedesco e in seguito insegnò l'inglese agli interroganti. Dopo circa un anno, fu inviato a Belgrado, dove fece parte del gruppo di traduzione. Il 1° dicembre 1954 ottenne finalmente la libertà. Trascorse sei anni e tre mesi nelle prigioni del dopoguerra e le conseguenze si fecero sentire a lungo.

 

Tornato a Lubiana, trovò lavoro molto presto. Inizialmente fu bibliotecario e traduttore presso la Facoltà di architettura, ingegneria e geodesia e nel 1966 divenne docente di inglese al Reparto di germanistica dove rimase fino al pensionamento nel 1980. Dal 1955 insegnò anche inglese e tedesco all'Università Popolare "Cene Štupar", dove introdusse il metodo audiovisivo per l'insegnamento delle lingue straniere, una novità assoluta nello spazio sloveno.

 

Dopo essere tornato a Lubiana, si era infatti iscritto nuovamente all'università. Nel 1959 si laureò alla Facoltà di Lettere in inglese e nel 1961 in tedesco. In seguito, studiò all'estero. Scrisse e pubblicò numerosi articoli specialistici sull'insegnamento delle lingue straniere moderne e, insieme a Dana Blaganje, la grammatica inglese Modern English Grammar. Il periodo in cui insegnò alla Facoltà di Lettere fu per lui il periodo più bello della sua vita. Finalmente raggiunse l'obiettivo che aveva sognato da giovane. Lavorava con grande gioia ed entusiasmo, cosa che fu notata anche dai suoi colleghi e studenti che lo apprezzavano per la sua collegialità, modestia, cortesia e disponibilità. Tornò a vivere a Lubiana con la sua famiglia (moglie, figlia e figlio) ma non riuscì a cancellare dalla sua memoria l'ingiusta condanna delle autorità del dopoguerra. Lo addolorava la condanna delle autorità per le quali aveva combattuto e il tradimento dei conoscenti di cui si era fidato. Nel 1997 fu riabilitato giudizialmente e negli anni successivi gli fu concesso lo status di prigioniero politico e veterano di guerra. Morì a Lubiana l'11 gennaio 2008, il giorno del suo 98° compleanno.

 

 

Fonti e bibliografia

 

Marinac, Bogdana: Med valovi in oblaki, Iz spominov mornariškega častnika, hidroletalca in profesorja Ivana Konteja, Piran: Pomorski muzej »Sergej Mašera« Piran, 2009.

 

Konte, Ivan: Avtobiografija (tipkopis), Archivio del Museo del mare »Sergej Mašera« Pirano, fondo Vojna mornarica Kraljevine Jugoslavije, scatola Ivan Konte.

 

Rybář, Miloš: Konte, Ivan (1910-2008), Slovenska biografija, Ljubljana: Slovenska akademija znanosti in umetnosti, Znanstvenoraziskovalni center SAZU, 2013 http://www.slovenska-biografija.si/oseba/sbi920640/#primorski-slovenski-biografski-leksikon

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