Come si forma il sale
Quest'anno ricorrono i trent'anni dall'apertura del Museo delle saline che si trova nella parte meridionale, chiamata Fontanigge, delle saline di Sicciole. Qui si produceva il sale sino alla fine degli anni ’60 del Novecento. Nel museo si possono vedere molti oggetti interessanti legati alla vita e al lavoro dei salinai nel passato.
Infatti, i salinai dimoravano per diversi mesi nelle case che esistevano nelle vecchie saline, lavorando nei propri campi saliferi.
Dovevano conoscere molto bene l'intero processo di produzione del sale: il sistema per convogliare le acque dal mare fino ai bacini di evaporazione e poi a quelli di cristallizzazione dove si forma il sale, i metodi per l’approntamento e la manutenzione dei campi saliferi e, ovviamente, saper raccogliere il sale.
Oggi il sale si produce nelle saline modernizzate di Lera – nella parte settentrionale delle saline di Sicciole - e a Strugnano, mentre nel campo salifero del Museo delle saline è spiegato tutto il processo della produzione tradizionale, con la dimostrazione partica delle varie fasi di lavorazione, dall'estrazione alla raccolta.
Nelle saline modernizzate, invece, il lavoro è in gran parte diviso in singoli settori, affidati a operai specializzati: i salinai si occupano della raccolta del sale, gli acquaioli controllano che nei bacini ci sia sempre una quantità sufficiente di acqua, i manutentori, dal canto loro, sistemano e riparano gli argini e i bacini.
Ma come si estrae il sale dall'acqua di mare?
La produzione del sale dall'acqua di mare è condizionata da caratteristiche geografiche e climatiche. Per una produzione abbondante sono necessari una vasta area con una superficie impermeabile di argilla, situata a ridosso della costa marina, tempo soleggiato e caldo con pochissime precipitazioni nel periodo estivo e un buon vento secco. Tutti questi fattori favoriscono una maggiore e più rapida evaporazione dell'acqua di mare, che determina la formazione del sale.
Le condizioni climatiche sono quindi di importanza fondamentale per la cristallizzazione del sale, infatti, un vecchio detto dei salinai recita: “Per far sal ghe vol aqua, sol e bava” (per fare il sale ci vuole, acqua, sole e vento).
Ma il sale non si forma sull'intera superficie delle saline, bensì soltanto in particolari bacini di cristallizzazione chiamati cavedini.
Mediante il principale canale di alimentazione, l'acqua di mare è convogliata, tramite diverse chiuse, nei vari bacini del campo salifero. In ognuno di questi l'acqua evapora, si addensa, diventando quindi sempre più salata, sino a raggiungere i cavedini dove il sale cristallizza. I salinai raccoglievano il sale soltanto nei cavedini.
Vediamo ora come tutto questo processo si svolge nel fondo salifero del Museo.
Possiamo produrre sale dall'acqua di mare anche da soli?
Facciamo una prova!
Con una bottiglia prendiamo un po' di acqua di mare.
Lasciamo che per tutta la notte la sabbia e gli altri corpuscoli si depositino sul fondo del recipiente.
A questo punto versiamo l’acqua pulita in una pentola che collocheremo su un fornello.
Facciamo bollire l'acqua a fuoco basso. Vedremo ben presto che compariranno delle macchie bianche sul bordo della pentola.
Alla fine, se lasciamo che l'acqua evapori del tutto, sul fondo della pentola si sarà formato qualche cristallo di sale.
Con questo esperimento abbiamo ottenuto solo qualche granello di sale.
Con questo metodo di produzione, che nelle saline di Sicciole è in uso da oltre 700 anni, in estate i salinai riescono a raccogliere anche più di una tonnellata di sale al giorno.